D’esse ognuna tornava; e di null’altro
Era il tesor fuor che d’auro e di gemme.
Che se alcuno acquistato avesse il mondo 335Così per esso, d’un sol marco il pregio
Scemar non ne potea; nè disïato
Hàgen l’avea senza ragione. In esso
Più disïata cosa si giacea,
Una verghetta d’or. Chi a riconoscerla 340Giugnea, sul mondo inter, sovra ciascuno
Degli uomini quaggiù, potea signore
Addivenir. — Ma con Gernòt andavano
Molti congiunti d’Alberico assieme.
Come quelli toccâr l’ampio tesoro 345Di re Gunthero nella terra e d’esso
Ebbe possesso la regina intero,
Colme d’esso ne andâr camere e torri,
Nè si udì mai narrar, più di cotesto,
Prodigio grande. Ma se mille volte 350Stato fosse il tesoro anche maggiore,
E stato fosse principe Sifrido
Sano e forte al suo fianco, ivi appo lui
Stata sarìa con vuote ambe le mani