210Meraviglia di ciò, di qual mai guisa
Udîrsi allora cavalieri e donne
Piangere e lagrimar, sì che la gente
Ebbe sentor di lamenti e di lai
Anche per la città. Venìan correndo 215I cittadini illustri. Ei con gli estrani
Piangean, chè forte era di lor l’angoscia,
E niuno intanto lor dicea ragioni
Di Sifrido, perchè perder sua vita
Dovesse il nobil prence. Anche il piangeano 220De’ buoni cittadini insiem le spose
Con quelle ancelle di Kriemhilde. Intanto
A’ fabbri s’indicea d’accorrer tosto,
D’oro e d’argento, molto forte e grande,
Un’arca ad apprestar. Forti cerniere 225D’acciaio ch’era buono, anche s’indissero,
E l’alma intanto de le accolte genti
Era di tanto dolorosa e mesta.
Passata era la notte e si dicea
Che fra poco aggiornava. Al monastero 230La nobil donna di recar fe’ cenno
Prence Sifrido, l’uom diletto assai.