Fu degli amici suoi la doglia acerba, 145Che al fiero lamentar stanza e palagio
E di Worms la città pure a l’intorno
Di quel pianto echeggiava. Oh! ma nessuno
Consolar di Sifrido la dolente
Sposa potea! Fuor da le vesti intanto 150Altri del sire la bella persona
Poi ch’ebbe tolta, ne lavò le piaghe
E l’adagiò sovra un ferètro; e quello
Di gran pianto fu doglia alle sue genti.
Dissero allora que’ gagliardi suoi 155Del suol de’ Nibelunghi: Ecco, lui sempre
Vendicherà con ferma volontate
La nostra mano. Chi ciò fea, si cela
In questo borgo. — E correvano a l’armi
Gli uomini tutti di Sifrido. Vennero 160I prodi eletti con pavesi, ed erano
E mille e cento eroi. Prence Sigmundo
Aveano a capo di lor schiera, ed ei
Volea di gran desìo punir la morte
Del figlio suo; di ciò debito vero 165Forte il toccava. Ma di quelli alcuno