Lasciarlo in vita. A me, deh! che varrebbe 335Se odiassi il prode? Egli era a noi fedele
E questo ei fea per volontà devota.
E Ortwin da Metze valoroso: Oh! mai,
Disse, mai non potrà la sua gran forza
Recargli aita. E se il mio re acconsente, 340Ogni gran mal farò a Sifrido. — A lui
L’amistà disdicean senza ragione
I gagliardi così. Ma niuno in questo
Pensiero seguitò, fuor che ad ogni ora
A Gunthero possente Hàgen consiglio 345Ripetendo venìa, che se giacesse
Spento Sifrido, sottomesse a lui
Molte sarìan terre di prenci. Allora
A corrucciarsi incominciava il prode.1
Cotesto intanto abbandonâr. Fûr visti 350A’ lor giochi guerreschi i valorosi,
E là, dinanzi al monastero, oh! quante
Aste forti d’eroi ruppersi intanto,
Sotto agli occhi di lei, donna a Sifrido,