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266 I Nibelunghi

315Gernòt, e già gli eroi1 si consigliavano
Sul morir di Sifrido. Anche sen venne
D’Ute nobile il figlio, Giselhero.
Ei, come udì parole, in questa guisa,
Con fedel core ed innocente, disse:
     320Voi, buoni cavalieri, oh! perchè mai
Fate cotesto? E non merta Sifrido
Odio sì grande inver, perch’ei ne deggia
Perder la vita. E son leggiere assai
Le cose onde fra lor donne s’adirano.
     325E dovrem noi bastardi, Hàgen dicea,
Allevar dunque? E sarìa grande onore
Che avrìano in ciò perfetti cavalieri!
Ma poi che troppo si vantò colui
Per la diletta mia signora, morte
330Io vo’ piuttosto, se di lui la vita
Non ne va in ciò. — Disse il re stesso: Nulla
Sifrido fece a noi che anche non fosse
Cosa buona ed onrata, e dee pur l’uomo

  1. Hagen e Gunthero che avevano seguíto Brünhilde; vedi più sotto.