Fe’ de le porte l’orrido custode
I gheroni cader, sì che all’eroe
Grave distretta era cotesta; e in parte
Incominciava a paventar la morte 60Sifrido inver, chè forti i colpi suoi
Di quelle porte il guardïan menava;
Eppure, ei n’era ancor nel suo desire
Satisfatto, chè all’orrido custode
Sifrido era signor. Pugnaron elli 65Di cotal foggia che il castello intorno
Tutto ne risuonò. De’ Nibelunghi
Tutta echeggiar s’udìa la sala, e il prode
Di tanto superò quel de le porte
Ardito guardïan, che di catene 70Il fe’ carco. Davver! che la novella
Per la terra n’andò dei Nibelunghi!
Lungi, per la montagna, udì frattanto
L’orrida pugna un selvatico nano,
Alberico animoso. Ei vestì l’armi 75Velocemente e là correndo scese
Ove rinvenne l’ospite, l’illustre,
Inclito assai, che avea di ceppi carco