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140 I Nibelunghi

E cortese e gentil, pieno d’affetto
Li salutava, e lui prendea per mano
475L’inclita giovinetta e concedea
Che là sire egli fosse. Oh! ne gioìa
Hàgene allora, l’uomo ardito e baldo.
     Ella pregò che il nobil cavaliere
Seco ne andasse all’ampio suo palagio.
480Fatto cotesto, altri apprestò servigi
Al nobil re migliori assai. Dancwarto
Ed Hàgene con lui senza rancura
Dovean di ciò piacersi. Oh! ma d’assai
Accorto era Sifrido agile e bello!
485La sua cappa egli avea lunge recata
Per riporla, e tornavasi a quel loco
La ’ve sedute eran donzelle molte,
E al suo sire dicea (questo egli fece
Accortamente assai): Deh! che attendete,
490O mio prence e signor? Perchè non date
Principio al gioco omai quale v’imparte
Qui la regina? Deh! veder ci fate
Ratto in qual foggia il compirete voi.
     Come se nulla ei ne sapesse, l’uomo