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124 I Nibelunghi

140Poter di ciò, di principi su molte
Ampie terre ei sarìa signor possente,
Quando acquistar se le potesse, tanto
Ei si vede appo gli altri in signorile
Atto restar. Ma de’ compagni il terzo
145È tremendo d’assai, ben che leggiadro,
Regina illustre, della sua persona,
Tremendo in ver pel volger degli sguardi
Ch’ei fa sovente. D’indole feroce
Egli è nell’alma sua, com’io mi penso.
150Il più giovane d’essi è degno assai
Di molta lode. Inver, di giovinetta
Costume ei serba, e vegg’io sì restarsi
L’uom possente e gagliardo in amoroso
Atto con dolce il portamento. Noi,
155Tutti dovremmo noi di ciò temere
Che altri l’offenda in cosa alcuna. Eppure,
Ben che sì dolce abbia costume e rechi
Tanto avvenente la persona, a piangere
Addurre ei ben potrà, quand’ei s’adiri,
160Molte donne leggiadre. È di tal guisa
Suo vago aspetto, ed egli, in tutti pregi,