Le si accese color. Voi benvenuto,
Prence Sifrido, la fanciulla disse 170Avvenente e leggiadra, o cavaliero
Nobile e prode! — L’alma del garzone
A quel saluto si elevò. Dinanzi
A lei chinossi con bramoso intento
Il giovin sire ed ella con la destra 175La destra gli prendea. Con la fanciulla
In quale atto d’amor costui ne andava!
E allor, con riguardar d’occhi amorosi,
Miravansi l’un l’altro i giovinetti,
Il sire e la donzella; e ciò si fea 180Nascostamente inver. Ma se talvolta,
Per dolce amor del cor, la bianca mano
In caldo atto d’amor fu stretta al seno,
A me noto non è. Non però credere
Anche poss’io che ciò si tralasciasse, 185Chè tanto ei far potean rapidamente
In lor dolce desìo. Ma nella estate
E nei giorni di Maggio egli in suo core
Mai non portò così gran gioia, quale
Ebbesi allora, poi che accanto a lui