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devono anche dare la dote alla Mena, col censo che hanno sulla casa, e tutti quegli imbrogli dell’ipoteca che son saltati fuori all’ultimo. Il Natale eccolo qua, ma i Malavoglia ancora non li ho visti.

Padron ’Ntoni tornava a cercarlo in piazza, o sotto la tettoia, e gli diceva: — Cosa volete che si faccia se non ho denari? Spremete il sasso per cavarne sangue! Aspettatemi sino a giugno, se volete farmi questo favore, o prendetevi la Provvidenza e la casa del nespolo. Io non ci ho altro.

— Io voglio i miei danari, — ripicchiava Campana di legno colle spalle al muro. — Avete detto che siete galantuomini, e che non pagate colle chiacchiere della Provvidenza e della casa del nespolo.

Egli ci perdeva l’anima ed il corpo, ci aveva rimesso il sonno e l’appetito, e non poteva nemmeno sfogarsi col dire che quella storia andava a finire coll’usciere, perchè subito padron ’Ntoni mandava don Giammaria o il segretario, a domandar pietà, e non lo lasciavano più venire in piazza, per gli affari suoi, senza metterglisi alle calcagna, sicchè tutti nel paese dicevano che quelli erano danari del diavolo. Con Piedipapera non poteva sfogarsi perchè gli rimbeccava subito che i lupini erano fradici, e che egli faceva il sensale. — Ma quel servizio lì potrebbe farmelo! — disse a un tratto fra di sè e non dormì più quella notte, tanto gli piacque la trovata e andò a trovare Piedipapera appena fatto giorno, che ancora si stirava le braccia e sbadigliava sull’uscio. — Voi dovreste fingere che mi comprate il mio credito, — gli disse, — così potremo mandare l’usciere dai Ma-