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hanno detto delle chiacchiere. Se qualche volta poi passate dalla mia porta, vi racconterò ogni cosa.

— Ora che la Mangiacarrubbe ha messo gli occhi addosso a ’Ntoni di padron ’Ntoni, la sarà una provvidenza per la cugina Anna, — diceva comare Venera.

’Ntoni se ne andò tutto borioso, dondolandosi sui fianchi, con un codazzo di amici, e avrebbe voluto che tutti i giorni fosse domenica, per menare a spasso la sua camicia colle stelle; quel dopopranzo si divertirono a prendersi a pugni con compare Pizzuto, il quale non aveva paura nemmeno di Dio, sebbene non avesse fatto il soldato, e andò a rotolare per terra davanti all’osteria, col naso in sangue; ma Rocco Spatu invece fu più forte, e si mise ’Ntoni sotto i piedi.

— Per la madonna! — esclamarono quelli che stavano a vedere. — Quel Rocco è forte come mastro Turi Zuppiddo. Se volesse lavorare se lo buscherebbe il pane!

— Io le mie devozioni so dirmele con questo qui! — diceva Pizzuto mostrando il rasoio, per non darsi vinto.

Insomma ’Ntoni si divertì tutta la giornata; però la sera, mentre stavano attorno al desco a chiacchierare, e la mamma gli domandava di questo e di quello, e i ragazzi, mezzo addormentati, lo stavano a guardare con tanto d’occhi, e Mena gli toccava il berretto e la camicia colle stelle, per vedere com’eran fatti, il nonno gli disse che gli aveva trovato d’andare a giornata nella paranza di compar Cipolla, con una bella paga.