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Ma di lupini non ne rimaneva uno solo, chè il mare aveva tutto lavato e ripulito. Per questo Maruzza non si era mossa di casa, e non voleva più vedere la Provvidenza finchè ci aveva gli occhi aperti.
— La pancia è buona, e se ne può ancora fare qualche cosa, — sentenziò alfine mastro Zuppidda il calafato, e dava anche lui dei calci coi suoi piedacci nella Provvidenza. — Con quattro lapazze ve la metto in mare un’altra volta. Non sarà più una barca che potrà resistere al mare grosso, un’ondata di fianco la sfonderebbe come una botte fradicia. Ma per la pesca di scoglio, e per la buona stagione potrà servire ancora. — Padron Cipolla, compare Mangiacarrubbe, e compare Cola stavano ad ascoltare senza dir nulla.
— Sì, — conchiuse infine padron Fortunato gravemente. — Piuttosto che buttarla sul fuoco....
— Io ci ho piacere! — diceva lo zio Crocifisso ch’era lì anche lui a vedere, colle mani dietro la schiena. — Siamo cristiani, e bisogna godere del bene altrui; il proverbio dice: Augura bene al tuo vicino, chè qualche cosa te ne viene.
I ragazzi s’erano istallati nella Provvidenza insieme agli altri monelli che volevano arrampicarvisi anche loro. — Quando avremo rattoppata per bene la Provvidenza, — diceva Alessi, — sarà come la Concetta dello zio Cola; — e si davano un gran da fare e sbuffavano e si affannavano a tirare e a spingere anche loro la barca davanti alla porta di mastro Zuppiddo il calafato, dove c’erano i sassi grossi