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fiso, co’ suoi occhietti gialli, e disse che aveva fretta di andare a consegnare il vino alla Santuzza. — A me non vuole dir nulla! — borbottò la Zuppidda. — Come se non li avessi visti co’ miei occhi. Vogliono nascondere il sole colla rete.
La Provvidenza l’avevano rimorchiata a riva tutta sconquassata, così come l’avevano trovata di là dal Capo dei Mulini, col naso fra gli scogli, e la schiena in aria. In un momento era corso sulla riva tutto il paese, uomini e donne, e padron ’Ntoni, mischiato nella folla, guardava anche lui, come gli altri curiosi. Alcuni davano pure un calcio nella pancia della Provvidenza, per far suonare com’era fessa, quasi non fosse più di nessuno, e il poveretto si sentiva quel calcio nello stomaco. — Bella provvidenza che avete! — gli diceva don Franco, il quale era venuto in maniche di camicia, e col cappellaccio in testa, a dare un’occhiata anche lui, fumando la sua pipa.
— Questa ora è buona da ardere, — conchiuse padron Fortunato Cipolla; e compare Mangiacarrubbe, il quale era pratico del mestiere, disse pure che la barca aveva dovuto sommergersi tutt’a un tratto, e senza che chi c’era dentro avesse avuto tempo di dire «Cristo aiutami!» perchè il mare aveva scopato vele, antenne, remi e ogni cosa; e non aveva lasciato un cavicchio di legno che tenesse fermo.
— Questo era il posto del babbo, dove c’è la forcola nuova, — diceva Luca il quale s’era arrampicato sulla sponda, — e qui sotto c’erano i lupini.
Verga. I Malavoglia. | 5 |