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— I Morti non sono ancora venuti, — rispondeva Piedipapera gesticolando; — abbiate pazienza. Volete succhiargli il sangue a padron ’Ntoni? Già non avete perso nulla, perchè i lupini erano tutti fradici, lo sapete!

Ei non sapeva nulla; sapeva soltanto che il sangue suo era nelle mani di Dio. E i ragazzi dei Malavoglia non osavano giocare sul ballatoio quando egli passava davanti alla porta di Piedipapera.

E se incontrava Alfio Mosca, col carro dell’asino, che gli faceva il berretto anche lui, colla faccia tosta, si sentiva bollire il sangue, per la gelosia della chiusa. — Mi uccella la nipote per portarmi via la chiusa! — brontolava con Piedipapera. — Un fannullone! che non sa far altro che andare attorno col carro dell’asino, e non possiede altro. Un morto di fame! Un birbante che le dà ad intendere d’essere innamorato del suo grugno di porco, a quella brutta strega di mia nipote, per amor della roba.

E quando non aveva altro da fare andava a piantarsi davanti all’osteria della Santuzza, accanto allo zio Santoro, che sembrava un altro poverello come lui, e non ci andava per spendere un soldo di vino, ma si metteva a guaiolare come lo zio Santoro, tale quale come se chiedesse la limosina anch’esso; e gli diceva: — Sentite, compare Santoro, se vedete da queste parti mia nipote la Vespa, quando Alfio Mosca viene a portare il carico del vino a vostra figlia la Santuzza, state a vedere cosa fanno fra di loro; — e lo zio Santoro col rosario in mano e gli occhi spenti, gli diceva di sì, che non dubitasse, che era