Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 58 — |
zienza, — se dassero retta a voi, a maritarsi non ci penserebbe più nessuno!
— A me non me ne importa che si maritino. Io voglio la roba mia. Ma del resto non me ne importa.
— Se non ve ne importa a voi, c’è a chi gliene importa! sentite? Che non tutti pensano come voi, a rimandare le cose da oggi a domani!
— E tu che fretta hai?
— Pur troppo. Voi ci avete tempo, voi; ma se credete che gli altri vogliano far venire gli anni di San Giuseppe per maritarsi!...
— L’annata è scarsa, diceva Campana di legno, — e non è tempo di pensare a queste cose.
La Vespa allora si appuntellò le mani sui fianchi, e sfoderò la lingua come un pungiglione.
— Ora sentite, che questa voglio dirvela! Alla fin fine la mia roba ce l’ho, e grazie a Dio non sono in istato di dover mendicare un marito. O che credete? E se non fosse che mi avevate messo quella pulce nell’orecchio, colle vostre lusinghe, ne avrei trovato cento di mariti, e Vanni Pizzuto, e Alfio Mosca, e il cugino Cola, che mi stava cucito alla gonnella, prima di andar soldato, e non mi lasciava legare una calza. Tutti che friggevano d’impazienza, e non mi avrebbero menato tanto tempo pel naso, da Pasqua a Natale, come avete fatto voi!
Lo zio Crocifisso stavolta si mise la mano dietro l’orecchio, per sentirci, e cominciò a lisciarla con buone parole. — Sì, lo so che sei una ragazza di giudizio, per questo ti voglio bene, e non sono come quelli che ti corrono dietro per acchiapparti la chiu-