Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 32 — |
— Compare Alfio ci va per cercarsi la moglie alla città, — rispose la Nunziata dall’uscio dirimpetto.
— Che è vero? — domandò Mena.
— Eh, comare Mena, se non dovessi far altro, al mio paese ce n’è delle ragazze come dico io, senza andare a cercarle lontano.
— Guardate quante stelle che ammiccano lassù! — rispose Mena dopo un pezzetto. — Ei dicono che sono le anime del Purgatorio che se ne vanno in Paradiso.
— Sentite, — le disse Alfio dopo che ebbe guardate le stelle anche lui; — voi che siete Sant’Agata, se vi sognate un terno buono, ditelo a me, che ci giuocherò la camicia, e allora potrò pensarci a prender moglie....
— Buona sera! — rispose Mena.
Le stelle ammiccavano più forte, quasi s’accendessero, e i tre re scintillavano sui fariglioni colle braccia in croce, come Sant’Andrea. Il mare russava in fondo alla stradicciuola, adagio adagio, e a lunghi intervalli si udiva il rumore di qualche carro che passava nel buio, sobbalzando sui sassi, e andava pel mondo il quale è tanto grande che se uno potesse camminare e camminare sempre, giorno e notte, non arriverebbe mai, e c’era pure della gente che andava pel mondo a quell’ora, e non sapeva nulla di compar Alfio, nè della Provvidenza che era in mare, nè della festa dei Morti; — così pensava Mena sul ballatoio aspettando il nonno.
Il nonno s’affacciò ancora due o tre volte sul ballatoio, prima di chiudere l’uscio, a guardare le stelle