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il suo asino — e si vedeva il lume nel cortile, e sotto la tettoia. Sant’Agata rideva, e la Nunziata diceva che per essere preciso come una donna a compare Alfio gli mancava soltanto la gonnella.

— Così, — conchiudeva Mena, — quando si mariterà, sua moglie andrà attorno col carro dell’asino, e lui resterà in casa ad allevare i figliuoli.

Le mamme, in crocchio nella strada, discorrevano anch’esse di Alfio Mosca, che fino la Vespa giurava di non averlo voluto per marito, diceva la Zuppidda, perchè la Vespa aveva la sua brava chiusa, e se voleva maritarsi non prendeva uno il quale non possedeva altro che un carro da asino: «carro cataletto» dice il proverbio. Ella ha gettato gli occhi su di suo zio Campana di legno, la furbaccia!

Le ragazze fra di loro prendevano le parti di Mosca, contro quella brutta Vespaccia; e la Nunziata poi si sentiva il cuore gonfio dal disprezzo che gettavano su di compare Alfio, pel solo motivo che era povero, e non aveva nessuno al mondo, e tutto a un tratto disse a Mena: — Se fossi grande io me lo piglierei, se me lo dessero.

La Mena stava per dire anche lei qualche cosa; ma cambiò subito discorso.

— Che ci vai tu alla città, per la festa de’ morti?

— No, non ci vado perchè non posso lasciar la casa sola.

— Noi ci andremo, se il negozio dei lupini va bene; l’ha detto il nonno.

Poi ci pensò su, e soggiunse:

— Compar Alfio ci suole andare anche lui, a vendere le sue noci.