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tanto tempo, e andava sempre, sole o pioggia, col capo basso e le orecchie larghe. Adesso chissà dove lo cacciano, e con quali carichi, e per quali strade, colle orecchie più basse ancora, chè anch’egli fiuta col naso la terra che deve raccoglierlo, come si fa vecchio, povera bestia!

Padron ’Ntoni, disteso sulla materassa, non udiva nulla, e ci avevano messo sul carro una coperta colle canne, sicchè sembrava che portassero un morto. — Per lui è meglio che non oda più nulla, — seguitava compare Alfio. — L’angustia di ’Ntoni già l’ha sentita, e un giorno o l’altro gli toccherebbe anche di sentire come è andata a finire la Lia.

— Me lo domandava spesso, quando eravamo soli, — rispose la Nunziata. — Voleva sapere dove fosse.

— È andata dietro a suo fratello. Noi poveretti siamo come le pecore, e andiamo sempre con gli occhi chiusi dove vanno gli altri. Tu non glielo dire, nè lo dire a nessuno del paese, dove ho visto la Lia, chè sarebbe un colpo di coltello per Sant’Agata. Ella mi riconobbe di certo, mentre passavo davanti all’uscio, perchè si fece bianca e rossa nella faccia, ed io frustai il mulo per passare presto, e son certo che quella poveretta avrebbe voluto piuttosto che il mulo le fosse camminato sulla pancia, e la portassero distesa sul carro come portiamo adesso suo nonno. Ora la famiglia dei Malavoglia è distrutta, e bisogna rifarla di nuovo tu e Alessi.

— I denari per la roba ci sono già; a San Giovanni venderemo anche il vitello.

— Bravi! così, quando ci avrete i denari da parte,