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In questo momento si udì un fruscìo di frasche per la via, e arrivarono Luca e la Nunziata, che non si vedevano sotto i fasci di ginestre, tanto erano piccini.

— Oh! la Nunziata! — esclamarono le vicine. — Che non avevi paura a quest’ora nella sciara?

— C’era anch’io, — rispose Alessi.

— Ho fatto tardi con comare Anna al lavatoio, e poi non ci avevo legna per il focolare.

La ragazzina accese il lume, e si mise lesta lesta a apparecchiare ogni cosa per la cena, mentre i suoi fratellini le andavano dietro per la stanzuccia, che pareva una chioccia coi suoi pulcini. Alessi s’era scaricato del suo fascio, e stava a guardare dall’uscio, serio serio, e colle mani nelle tasche.

— O Nunziata! — le gridò Mena dal ballatoio; — quando avrai messo la pentola a bollire, vieni un po’ qua.

Nunziata lasciò Alessi a custodire il focolare, e corse ad appollaiarsi sul ballatoio, accanto alla sant’Agata, per godersi il suo riposo anche lei, colle mani in mano.

— Compar Alfio Mosca sta facendo cuocere le fave; — osservò la Nunziata dopo un po’.

— Egli come te, poveraccio! che non avete nessuno in casa che vi faccia trovare la minestra alla sera, quando tornate stanchi.

— Sì, vero, e sa pure cucire e si fa il bucato da sè, e si rattoppa le camicie — la Nunziata sapeva ogni cosa che faceva il vicino Alfio, e conosceva la sua casa come la pianta della mano; — Adesso, — diceva, — va a prender la legna; ora sta governando