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i ricchi, e la roba bianca non era bene di farsela intanto che cresceva ancora.

Era cresciuta infatti una ragazza alta e sottile come un manico di scopa, coi capelli neri, e gli occhi buoni buoni, che quando si metteva a sedere sulla porta, con tutti quei monelli davanti, pareva che pensasse ancora a suo padre nel giorno che li aveva piantati, e ai guai in mezzo ai quali aveva sgambettato sino allora, coi suoi fratellini appesi alle gonnelle. Al vedere come se n’era tirata fuori dai guai, lei e i suoi fratellini, così debole e sottile al pari di un manico di scopa, ognuno la salutava e si fermava volentieri a far quattro chiacchiere con lei.

— I denari ce li abbiamo, — disse a compar Alfio, il quale era quasi un parente, da tanto che lo conoscevano. — A Ognissanti mio fratello entra garzone da massaro Filippo, e il minore prenderà il suo posto da padron Cipolla. Quando avrò collocato anche Turi, allora mi mariterò; ma bisogna aspettare che io abbia gli anni, e che mio padre mi dia il consenso.

— O che tuo padre pensa più che sei al mondo! — disse Alfio.

— S’egli tornasse ora, — rispose Nunziata con quella voce dolce, e così calma, colle braccia sulle ginocchia, — ei non se ne andrebbe più, perchè adesso i denari li abbiamo.

Allora compar Alfio tornò a dire ad Alessi che faceva bene a prendersi la Nunziata, se ci aveva quel po’ di denari.

— Compreremo la casa del nespolo, — aggiunse