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non potevano dargli nemmeno un bicchiere di vino, pel ben tornato. Compar Alfio lo sapeva dov’era Lia; l’aveva vista coi suoi occhi, ed era stato come se avesse visto comare Mena quando stavano a chiacchierare da una finestra all’altra. Perciò guardava di qua e di là i mobili e le pareti, come se ci avesse il carro carico sullo stomaco, e sedette anche lui senza dire una parola accanto al desco dove non c’era nulla, e nessuno sedeva più a mangiare la sera.
— Ora me ne vado, — ripeteva lui, vedendo che non gli dicevano nulla. — Quando uno lascia il suo paese è meglio che non ci torni più, perchè ogni cosa muta faccia mentre egli è lontano, e anche le faccie con cui lo guardano son mutate, e sembra che sia diventato straniero anche lui.
Mena continuava a star zitta. Intanto Alessi gli raccontò che voleva pigliarsi la Nunziata, quando avrebbe raccolto un po’ di denari, ed Alfio gli rispose che faceva bene, se la Nunziata aveva un po’ di denari anche lei, chè era una buona ragazza, e tutti la conoscevano in paese. Così anche i parenti dimenticano quelli che non ci sono più, e ognuno a questo mondo è fatto per pensare a tirare la carretta che gli ha data Dio, come l’asino di compar Alfio, che adesso faceva chissà cosa, dopo che era andato in mano altrui.
La Nunziata ci aveva la sua dote anche lei, dacchè i suoi fratellini cominciavano a buscarsi qualche soldo, e non aveva voluto comprarsi nè oro nè roba bianca, perchè diceva che quelle cose son fatte per