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casa; e meglio che non ci fosse mai stata al mondo la casa dei Malavoglia, ora che i Malavoglia erano di qua e di là.
Una volta chiamò in disparte la Nunziata, sotto il mandorlo, nel momento in cui non ci era nessuno, e pareva dovesse dirle qualcosa di grosso; però muoveva le labbra senza parlare, e stava cercando le parole, guardando di qua e di là. — È vero quella cosa che hanno detto di Lia? — chiese infine.
— No! — rispondeva Nunziata, colle mani in croce, — no! per la Madonna dell’Ognina, non è vero!
Egli si mise a tentennare il capo, col mento sul petto. — Allora perchè se n’è fuggita anche lei? perchè se n’è fuggita?
E l’andava cercando per la casa, fingendo di aver perso il berretto; toccava il letto e il canterano, e si metteva a sedere al telaio, senza dir nulla. — Lo sai? chiese infine; lo sai dove se n’è andata? — Ma alla Mena non disse nulla.
La Nunziata non lo sapeva, in coscienza, nè nessun altro del paese.
Una sera si fermò nella strada del Nero Alfio Mosca, col carro, che ci aveva attaccato il mulo adesso, e per questo aveva acchiappato le febbri alla Bicocca, ed era stato per morire, tanto che aveva la faccia gialla e la pancia grossa come un otre; ma il mulo era grasso e col pelo lucente.
— Vi rammentate quando sono partito per Bicocca? — diceva lui, — che stavate ancora nella casa del nespolo? Ora ogni cosa è cambiata, chè «il mondo è tondo, chi nuota e chi va a fondo». — Stavolta