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grassa come un cappone. Le cose vanno bene. Don Michele è quasi guarito dalla sua ferita, e anche questo per noi è una cosa buona. Non ci pensate, vi dico, e tornatevene nella barca chè questo è affar mio.
— Non ci posso tornare nella barca, ora che ’Ntoni è carcerato; non ci posso tornare. Ognuno ci guarderebbe dove passiamo, e poi non ho più la testa al suo posto, ora che ’Ntoni è carcerato.
E tornava a ripetere sempre la stessa cosa, intanto che i denari se ne andavano come l’acqua, e tutti i suoi passavano le giornate rincantucciati in casa, coll’uscio chiuso.
Finalmente arrivò il giorno della citazione, e bisognava che quelli che ci erano scritti andassero al tribunale coi loro piedi, se non volevano andarci coi carabinieri. Ci andò persino don Franco, il quale lasciò il cappellaccio nero per comparire davanti alla giustizia, ed era pallido peggio di ’Ntoni Malavoglia che stava dietro la grata come una bestia feroce, coi carabinieri allato. Don Franco non ci aveva avuto mai a fare colla giustizia, e gli rompeva le scarabattole dover comparire per la prima volta davanti a quella manica di giudici e di sbirri che uno ve lo mettono dietro la grata come ’Ntoni Malavoglia in un batter d’occhio.
Tutto il paese era andato a vedere che faccia ci avesse dietro la grata ’Ntoni di padron ’Ntoni, in mezzo ai carabinieri, e giallo come una candela, che non ardiva soffiarsi il naso per non vedere tutti quegli occhi d’amici e di conoscenti che se lo mangiavano, e voltava e rivoltava nelle mani il suo ber-