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— Io non voglio esser pagato, comare Lia; l’ho fatto per voi e pel bene che vi voglio.

— Ora andatevene, che tutti dormono! andatevene, per l’amor di Dio, don Michele!

Don Michele se ne andò, ed ella rimase dietro l’uscio a dire il rosario per suo fratello; e pregava il Signore che lo mandasse da quelle parti.

Ma il Signore non ve lo mandò. Tutti e quattro, ’Ntoni, Cinghialenta, Rocco Spatu e il figlio della Locca, filavano quatti quatti lungo i muri della viottola, e come furono sulla sciara si cavarono le scarpe, e stettero ad origliare un po’, inquieti e colle scarpe in mano.

— Non si sente nulla, — disse Cinghialenta.

La pioggia continuava a cadere, e dalla sciara non si udiva altro che il brontolare del mare là sotto.

— Non ci si vede nemmeno a bestemmiare, — disse Rocco Spatu. — Come faranno ad afferrare lo scoglio dei colombi con questo scuro?

— Sono tutti gente pratica, — rispose Cinghialenta. — Conoscono le coste, palmo a palmo, ad occhi chiusi.

— Ma io non sento nulla! — osservò ’Ntoni.

— È vero, non si sente nulla! — rispose Cinghialenta. — Ma devono essere laggiù da un pezzo.

— Allora è meglio tornarsene a casa, — aggiunse il figlio della Locca.

— Tu ora che hai mangiato e bevuto non pensi ad altro che a tornartene a casa; ma se non stai zitto ti butto in mare con una pedata! — gli disse Cinghialenta.