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lete portare a terra, e nessuno li prende a schioppettate; — aggiunse ’Ntoni Malavoglia. — Sapete cos’ha detto don Giammaria? che rubare ai ladri non è peccato. E i primi ladri son quelli coi galloni, che ci mangiano vivi.
— Vogliamo farne tonnina! — conchiuse Rocco Spatu, cogli occhi lucenti al pari di un gatto.
Ma a quel discorso il figlio della Locca posò il bicchierino senza accostarlo alla bocca, giallo come un morto.
— Che sei già ubbriaco? — gli chiese Cinghialenta.
— No, — rispose lui, — non ho bevuto.
— Esciamo fuori che l’aria aperta farà bene a tutti. Buona notte a chi resta.
— Un momento! — gridò Pizzuto colla mano sul battente. — Non è pei soldi dell’erbabianca; questa ve l’ho data per niente, come amici che siete; ma vi raccomando, eh! La mia casa è qui per voi altri, se l’affare va bene. Sapete che ci ho lì dietro una camera dove ci starebbe un bastimento di roba, e nessuno ci mette il naso, chè con don Michele e le sue guardie siamo come pane e cacio. Di compare Piedipapera non mi fido, perchè l’altra volta mi fece le corna, e andò a portare la roba in casa di don Silvestro. Don Silvestro non si contenterebbe mai di quel che gli dareste di sua parte, col pretesto che arrischia di perdere il posto; ma con me non avete questo timore, e mi darete quel ch’è giusto. E sì che a compare Piedipapera non gli ho mai negato la senseria, e gli dò il bicchierino ogni volta che viene qui, e la barba gliela faccio per