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— Che cosa volete da me? — chiese ’Ntoni colla lingua grossa.
— Niente, non è affare per questa sera.
— Se non è affare per questa sera perchè mi avete fatto lasciar l’osteria, che son tutto fradicio dalla pioggia? — disse Rocco Spatu.
— È un altro discorso che stavamo facendo con compare Cinghialenta.
E Pizzuto aggiunse:
— Sì, è venuto l’uomo dalla città, e ha detto che per questa sera la roba è là, ma sarà un affare grosso sbarcarla con questo tempo.
— Tanto meglio; così nessuno ci vede a sbarcarla.
— Sì, ma le guardie hanno l’orecchio fino; e badate che m’è parso di vederle ronzare qui davanti, e guardare dentro la bottega.
Allora successe un momento di silenzio, e compare Vanni, per finirla, andò a riempire tre bicchieri di erbabianca.
— Me ne impipo delle guardie! — esclamò Rocco Spatu dopo che ebbe bevuto. — Peggio per loro se vengono a mettere il naso nei fatti miei; ho qui il mio temperino che non fa tanto chiasso come le loro pistole.
— Noi ci buschiamo il pane come possiamo, e non vogliamo far male a nessuno! — aggiunse Cinghialenta. — O che uno non è più padrone di farsi sbarcare la roba dove vuole?
— Loro stanno a spasso come i ladri, per farsi pagare il dazio di ogni fazzoletto da naso che vo-