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tegli a vostro fratello di non andarci di notte al Rotolo, con Rocco Spatu e Cinghialenta.

Ma ’Ntoni aveva fatto il sordo perchè «ventre affamato non sente ragione»; e don Michele non gli faceva più paura, dopo che si erano rotolati a pugni e a cazzotti sotto le panche all’osteria; inoltre gli aveva promesso di dargli il resto quando l’incontrava, e non voleva passare per canaglia e per spaccone agli occhi della Santuzza e di tutti quelli che erano stati presenti alla minaccia. — Gli ho detto che gli darò il rimanente dove l’incontrerò; e se l’incontro al Rotolo glielo dò al Rotolo! — ripeteva coi suoi amici, e ci avevano tirato anche il figlio della Locca. Avevano passato la sera all’osteria, a bere e schiamazzare, che la bettola è come un porto di mare, e la Santuzza non avrebbe potuto mandarlo via, ora che ci aveva dei soldi in tasca e li faceva ballare nella mano. Don Michele era passato a far la ronda, ma Rocco Spatu, che sapeva la legge, diceva sputacchiando: — Finchè c’è il lume sulla porta abbiamo il diritto di star qua! — e si appoggiava al muro per star meglio. ’Ntoni Malavoglia se la godeva anche a far sbadigliare la Santuzza, la quale dormicchiava dietro i bicchieri, colla testa posata su quei cuscini che portavano la medaglia di Figlia di Maria. — E ci sta sul morbido meglio che su un fascio d’erba fresca! — diceva ’Ntoni, il quale aveva il vino chiacchierone; mentre Rocco, pieno come una botte, non fiatava più, colle spalle al muro.

Lo zio Santoro intanto a tastoni aveva ritirato il