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Ora donna Rosolina aveva perso anche la testa, colle venticinque onze, e correva dietro a don Michele, per farsi mangiare il resto. Come lo vedeva andare nella strada del Nero, credeva ci andasse per veder lei sul terrazzino, e stava sempre al terrazzino colla conserva dei pomidoro, e colle bocce dei peperoni, per far vedere di che era capace; poichè non glielo avrebbero levato dalla testa colle tenaglie che don Michele, colla sua pancia, ora che si era levato dal peccato mortale colla Santuzza, non cercasse una donna di casa e di giudizio, come intendeva lei; perciò lo difendeva, se suo fratello diceva corna del governo e dei mangiapane, e rispondeva: — Dei mangiapane come don Silvestro sì! che si mangiano un paese senza far nulla; ma i dazii ci vogliono per pagare i soldati, che fanno bella vista colla montura, e senza soldati ci mangeremmo come lupi fra di noi.

— Dei fannulloni pagati per portare il fucile, e non altro! — sogghignava lo speziale; — come i preti, che prendono tre tarì per messa. Dite la verità, don Giammaria, che capitale ci mettete voi nella messa che vi pagano tre tarì?

— E voi che capitale ci mettete in quell’acqua sporca che vi fate pagare a sangue d’uomo? — rimbeccava il vicario colla schiuma alla bocca.

Don Franco aveva imparato a ridere con don Silvestro, per far dannare l’anima a don Giammaria; e continuava senza dargli retta, chè aveva sperimentato il mezzo migliore per fargli perdere la tramontana: — In mezz’ora si guadagnano la loro giorn-