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D’allora in poi, quando vedeva spuntare il naso di don Michele, Lia correva a ficcarsi in casa, per paura che volesse darle il fazzoletto. Don Michele aveva un bel passare e ripassare, e far brontolare la Zuppidda colla schiuma alla bocca, e aveva un bell’allungare il collo dentro l’uscio dei Malavoglia, che non vedeva più nessuno, talchè alla fine si decise di entrare. Le ragazze, come se lo videro dinanzi, rimasero a bocca aperta, tremando quasi avessero la terzana, e senza saper che fare. — Voi non l’avete voluto il fazzoletto di seta, comare Lia, — diss’egli alla ragazza, la quale s’era fatta rossa come un papavero, — ma io sono tornato pel bene che voglio a voi altri. Che cosa fa vostro fratello ’Ntoni?

Anche Mena si faceva rossa, quando le domandavano che cosa facesse suo fratello ’Ntoni, perchè non faceva nulla. E don Michele continuò: — Ho paura che vi dia qualche dispiacere, a tutti voi altri, vostro fratello ’Ntoni. Io vi sono amico e chiudo gli occhi; ma quando verrà qui un altro brigadiere in vece mia, vorrà sapere che cosa va a fare vostro fratello con Cinghialenta, la sera, verso il Rotolo, e con quell’altro buon arnese di Rocco Spatu, quando vanno a passeggiare nella sciara, come se avessero delle scarpe da buttar via. Aprite bene gli occhi anche voi a quel che vi dico ora, comare Mena; e ditegli pure che non bazzichi tanto con quell’imbroglione di Piedipapera, nella bottega di Pizzuto, che si sa tutto, e nei guai poi ci resterà lui. Gli altri sono volpi vecchie, e sarebbe bene che vostro nonno non lo facesse andare a passeggiare nella scia-