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chele la prendeva per la mano, e le diceva: — Perchè volete farmi quest’offesa, comare Malavoglia? Restate lì, che nessuno vi mangia.

Così, mentre aspettavano gli uomini dal mare, passavano il tempo; ella sulla porta, e don Michele sui sassi, sminuzzando qualche sterpolino per non sapere che fare, e le domandava: — Che ci verreste a stare nella città?

— Che verrei a farci nella città?

— Quello è il posto per voi! Voi non siete fatta per star qui, fra questi villani, in parola d’onore! Voi siete una roba fine e di prima qualità, e siete fatta per stare in una bella casetta, e andare a spasso alla Marina e alla Villa, quando c’è la musica, vestita bene, come m’intendo io. Con un bel fazzoletto di seta in testa, e la collana d’ambra. Qui par di stare in mezzo ai porci, parola mia d’onore! e non vedo l’ora di essere traslocato, che mi hanno promesso di richiamarmi alla città coll’anno nuovo.

Lia si metteva a ridere della burla, e scrollava le spalle, che lei non sapeva nemmeno come fossero fatte le collane d’ambra e i fazzoletti di seta. Una volta poi don Michele tirò fuori in gran mistero un bel fazzoletto giallo e rosso, colla sua brava carta, che l’aveva avuto da un contrabbando, e voleva regalarlo a comare Lia.

— No! no! — diceva lei tutta rossa. — Non lo piglio se mi ammazzate! — E don Michele insisteva: — Questa non me l’aspettavo, comare Lia. Non me lo merito, vedete! — E dovette avvolgere un’altra volta il fazzoletto nella carta e metterselo in tasca.