Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 249 — |
carrubbe nella sua bilancia! con quel petto, eh? compare Tino!
— «Ostessa bella conto caro!» — disse Pizzuto sputacchiando.
— Cercano il marito per farsi mantenere da lui! — aggiunse ’Ntoni. — Tutte le stesse! — E Piedipapera seguitò: — Lo zio Crocifisso allora corse trafelato dal notaio, che aveva il fiato ai denti. Così se la piglia la Vespa.
— Bella sorte eh! quella della Mangiacarrubbe! — esclamò ’Ntoni.
— Brasi Cipolla, da qui a cent’anni che muore suo padre, se Dio vuole, sarà ricco come un maiale, — disse Spatu.
— Adesso suo padre fa il diavolo, ma col tempo chinerà il capo. Non ha altri figli, e non gli resta altro che maritarsi, se non vuole che la sua roba se la goda la Mangiacarrubbe alla sua barba.
— Io ci ho gusto, — conchiuse ’Ntoni. — La Mangiacarrubbe non ha niente. O perchè padron Cipolla deve essere ricco soltanto lui?
Qui prese parte al discorso lo speziale, il quale veniva a fumare la sua pipa sulla riva, dopo desinare, e pestava l’acqua nel mortaio che così il mondo non andava bene, e bisognava buttare in aria ogni cosa, e rifar da capo. Ma con quella gente lì, era proprio come pestar l’acqua nel mortaio. Il solo che ne capisse qualche cosa era ’Ntoni, che aveva visto il mondo, e aveva aperto un po’ gli occhi come i gattini; da soldato gli avevano insegnato a leggere, perciò andava anche lui sulla porta della spe-