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e gli dicevano: — Ora non ci lascerai più, non è vero?
Il nonno si soffiava il naso anche lui, e brontolava: — Adesso posso morire tranquillo, ora che quei ragazzi non rimarranno più soli e in mezzo a una strada.
Ma per otto giorni ’Ntoni non ebbe il coraggio di metter piede nella strada. Come lo vedevano tutti gli ridevano sul naso, e Piedipapera andava dicendo: — Avete visto le ricchezze che ha portato ’Ntoni di padron ’Ntoni? — E quelli che ci avevano messo un po’ di tempo a fare il fagotto, colle scarpe e le camicie, prima di avventurarsi a quella minchioneria di lasciare il paese, si tenevano la pancia dal ridere.
Quando uno non riesce ad acchiappare la fortuna è un minchione, questo si sa. Don Silvestro, lo zio Crocifisso, padron Cipolla, e massaro Filippo non erano minchioni, e tutti facevano loro festa, perchè quelli che non hanno niente stanno a guardare a bocca aperta i ricchi e i fortunati, e lavorano per loro, come l’asino di compare Mosca, per un pugno di paglia, invece di tirar calci, e mettersi sotto i piedi il carretto, e sdraiarsi sull’erba colle zampe in aria. Aveva ragione lo speziale che bisognava dare un calcio al mondo come era fatto adesso, e rifarlo da capo. Anche lui, colla sua barbona, che predicava di cominciar da capo, era di quelli che avevano acchiappato la fortuna, e la teneva negli scarabattoli, e si godeva il ben di Dio stando sulla porta della bottega, a chiacchierare con questo o con quell’altro, e quando aveva pestato quel po’ d’acqua sporca nel