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— Sì, — affermò Alessi; — prima bisogna maritare la Mena, ed anche la Lia, e situare i tuoi piccini. Ma è meglio pensarci adesso.

— Quando canta la Nunziata, — disse Mena affacciandosi sull’uscio, — è segno che il giorno dopo farà bel tempo e potrà andare al lavatoio. — La cugina Anna era nello stesso caso, perchè la sua chiusa e la sua vigna erano il lavatoio, e la sua festa era quando aveva della roba per le mani, tanto più ora che suo figlio Rocco faceva festa all’osteria da un lunedì all’altro, per smaltire il malumore che gli aveva ficcato in corpo quella civetta della Mangiacarrubbe.

— Ogni male non viene per nuocere — le diceva padron ’Ntoni. — Forse in tal modo metterà giudizio, il vostro Rocco. Anche al mio ’Ntoni gli gioverà stare lontano da casa sua; così quando tornerà, e sarà stanco di girare il mondo, ogni cosa gli sembrerà buona, e non si lamenterà più di tutto; e se arriviamo un’altra volta ad aver delle barche sull’acqua, e a mettere i nostri letti laggiù, in quella casa, vedrete che bello starsi a riposare su quell’uscio, la sera quando si torna a casa stanchi, e che la giornata è andata bene; e veder il lume in quella camera dove l’avete visto tante volte, e ci avete visto tutte le facce care che avete avuto al mondo. Ma ora tanti se ne sono andati, ad uno ad uno, che non tornano più, e la camera è buia e colla porta chiusa, come se quelli che se ne sono andati avessero portato la chiave in tasca per sempre.

— ’Ntoni non doveva andarsene! — soggiunse il