Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 214 — |
— Bè! che novità! e non lo sapevi? Sei quel che è stato tuo padre, e quel ch’è stato tuo nonno! «Più ricco è in terra chi meno desidera». «Meglio contentarsi che lamentarsi».
— Bella consolazione!
Questa volta il vecchio trovò subito le parole, perchè si sentiva il cuore sulle labbra:
— Almeno non lo dire davanti a tua madre.
— Mia madre.... Era meglio che non mi avesse partorito, mia madre!
— Sì, — accennava padron ’Ntoni, — sì! meglio che non t’avesse partorito, se oggi dovevi parlare in tal modo.
’Ntoni per un po’ non seppe che dire: — Ebbene! — esclamò poi, — lo faccio per lei, per voi, e per tutti. Voglio farla ricca, mia madre! ecco cosa voglio. Adesso ci arrabattiamo colla casa e colla dote di Mena; poi crescerà Lia, e un po’ che le annate andranno scarse staremo sempre nella miseria. Non voglio più farla questa vita. Voglio cambiar stato, io e tutti voi. Voglio che siamo ricchi, la mamma, voi, Mena, Alessi e tutti.
Padron ’Ntoni spalancò tanto d’occhi, e andava ruminando quelle parole, come per poterle mandar giù. — Ricchi! — diceva, — ricchi! e che faremo quando saremo ricchi?
’Ntoni si grattò il capo, e si mise a cercare anche lui cosa avrebbero fatto. — Faremo quel che fanno gli altri.... Non faremo nulla, non faremo!... Andremo a stare in città, a non far nulla, e a mangiare pasta e carne tutti i giorni.