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— Poveretto! — disse Maruzza.

— Vediamo se mi indovini quest’altro, — disse la Nunziata: — Due lucenti, due pungenti, quattro zoccoli e una scopa.

— Il bue! — rispose tosto Lia.

— Questo lo sapevi! chè ci sei arrivata subito; — esclamò il fratello.

— Vorrei andarci anch’io, come padron Cipolla, a farmi ricco! — aggiunse ’Ntoni.

— Lascia stare, lascia stare! — gli disse il nonno, contento pei barilotti che vedeva nel cortile. — Adesso ci abbiamo le acciughe da salare. — Ma la Longa guardò il figliuolo col cuore stretto, e non disse nulla, perchè ogni volta che si parlava di partire le venivano davanti agli occhi quelli che non erano tornati più.

E poi soggiunse: — «Nè testa, nè coda, ch’è meglio ventura».

Le file dei barilotti si allineavano sempre lungo il muro, e padron ’Ntoni, come ne metteva uno al suo posto, coi sassi di sopra, diceva: — E un altro! Questi a Ognissanti son tutti danari.

’Ntoni allora rideva, che pareva padron Fortunato quando gli parlavano della roba degli altri. — Gran denari! — borbottava; e tornava a pensare a quei due forestieri che andavano di qua e di là, e si sdraiavano sulle panche dell’osteria, e facevano suonare i soldi nelle tasche. Sua madre lo guardava come se gli leggesse nella testa; nè la facevano ridere le barzellette che dicevano nel cortile.

— Chi deve mangiarsi queste sardelle qui, — cominciava la cugina Anna, — deve essere il figlio di