Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 199 — |
si arrampicava sul muro dell’orto, dove ci avevano seminate delle cipolle che facevano come un mare di pennacchi bianchi, e poi correva dietro allo zio Crocifisso, per dirgli cento volte: — Sapete, zio Crocifisso, se giungiamo a metterli insieme, quei denari della casa, dovete venderla a noi, perchè è stata sempre dei Malavoglia; «ad ogni uccello il suo nido è bello» e desidero morire dove son nato. «Beato chi muore nel proprio letto». — Lo zio Crocifisso grugniva di sì, per non compromettersi; e alla casa ci faceva mettere una tegola nuova, od una cazzolata di calcina al muro del cortile, per far crescere il prezzo.
Lo zio Crocifisso lo rassicurava così: — Non dubitate, non dubitate. La casa è là che non scappa. Basta tenerci gli occhi addosso. Ognuno tiene gli occhi addosso a quel che gli preme. — E una volta aggiunse: — Che non la maritate più la vostra Mena?
— La mariterò quando vorrà Dio! — rispose padron ’Ntoni. — Per me vorrei maritarla anche domani.
— Io se fossi in voi, gli darei Alfio Mosca, che è un buon ragazzo, onesto e laborioso; e cerca moglie di qua e di là, non ha altro difetto. Ora dicono che tornerà in paese, e par fatto apposta per vostra nipote.
— O se dicevano che volesse pigliarsi vostra nipote la Vespa?
— Anche voi! anche voi! — cominciò a gridare Campana di legno. — Chi lo dice? Son tutte chiacchiere! Vuol papparle la chiusa a mia nipote, ecco