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si finisce col lasciarci la pelle. Una che mariti la figlia con gente di mare, — diceva la Zuppidda, — un giorno o l’altro se la vede tornare a casa vedova, e cogli orfani per giunta, chè se non fosse stato per don Michele, dei Malavoglia quella notte non restava nemmeno la semenza. Il meglio era fare come quelli che non fanno nulla, e si guadagnano la loro giornata egualmente, come don Michele, a mo’ d’esempio, il quale era grasso e grosso meglio di un canonico, e andava sempre vestito di panno, e si mangiava mezzo paese, e tutti lo lisciavano; anche lo speziale, il quale voleva mangiarsi il re, gli faceva tanto di cappello, col cappellaccio nero.

— Non è nulla, — venne a dire don Franco; — gli abbiamo fatta la fasciatura; ma se non viene la febbre, se ne va.

Piedipapera volle andare a vedere anche lui, perchè era di casa, e padron Fortunato, e chi d’altri potè entrare, a furia di gomitate.

— La faccia non mi piace niente affatto! — sentenziava padron Cipolla scrollando il capo; — come vi sentite, compare ’Ntoni?

— Per questo padron Fortunato non gli ha voluto dare il figlio alla Sant’Agata, — diceva intanto la Zuppidda, che l’avevano lasciata sulla porta. — Ha il naso fine quell’omaccio!

E la Vespa soggiungeva:

— «Chi ha roba in mare non ha nulla». Ci vuole la terra al sole, ci vuole.

— Che notte è venuta pei Malavoglia! — esclamava comare Piedipapera.