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— disse padron ’Ntoni; e malgrado che il ragazzo ci si fosse aggrappato come un gatto anche lui, arrivavano certe ondate che facevano sbattere il petto contro la manovella a tutt’e due.

— Il remo! — gridò ’Ntoni, — forza nel tuo remo, Alessi! che a mangiare sei buono anche tu. Adesso i remi valgono meglio del timone.

La barca scricchiolava sotto lo sforzo poderoso di quel paio di braccia. E Alessi ritto contro la pedagna, ci dava l’anima sui remi come poteva anche lui.

— Tienti fermo! — gli gridò il nonno che appena si sentiva da un capo all’altro della barca, nel fischiare del vento. — Tienti fermo, Alessi!

— Sì, nonno sì! — rispose il ragazzo.

— Che hai paura? — gli disse ’Ntoni.

— No, — rispose il nonno per lui. — Soltanto raccomandiamoci a Dio.

— Santo diavolone! — esclamò ’Ntoni col petto ansante, — qui ci vorrebbero le braccia di ferro come la macchina del vapore. Il mare ci vince.

Il nonno si tacque e stettero ad ascoltare la burrasca.

— La mamma adesso dev’essere sulla riva a vedere se torniamo; — disse poi Alessi.

— Ora lascia stare la mamma, — aggiunse il nonno, — è meglio non ci pensare.

— Adesso dove siamo? — domandò ’Ntoni dopo un altro bel pezzo, col fiato ai denti dalla stanchezza.

— Nelle mani di Dio, — rispose il nonno.

— Allora lasciatemi piangere, — esclamò Alessi che non ne poteva più. E si mise a strillare e a chiamare la mamma ad alta voce, in mezzo al rumore