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— Giù la vela! giù la vela! — gridò padron ’Ntoni. — Taglia! taglia subito!

’Ntoni, col coltello fra i denti, s’era abbrancato come un gatto all’antenna, e ritto sulla sponda per far di contrappeso, si lasciò spenzolare sul mare che gli urlava sotto e se lo voleva mangiare.

— Tienti forte! tienti forte! — gli gridava il nonno in quel fracasso delle onde che lo volevano strappare di là, e buttavano in aria la Provvidenza e ogni cosa, e facevano piegare la barca tutta di un lato, che dentro ci avevano l’acqua sino ai ginocchi. — Taglia! taglia! — ripeteva il nonno.

— Sacramento! — esclamò ’Ntoni. — Se taglio, come faremo poi quando avremo bisogno della vela?

— Non dire sacramento! che ora siamo nelle mani di Dio!

Alessi s’era aggrappato al timone, e all’udire quelle parole del nonno cominciò a strillare. — Mamma! mamma mia!

— Taci! — gli gridò il fratello col coltello fra i denti. — Taci o ti assesto una pedata!

— Fatti la croce, e taci! — ripetè il nonno. Sicchè il ragazzo non osò fiatare più.

Ad un tratto la vela cadde tutta di un pezzo, tanto era tesa, e ’Ntoni la raccolse in un lampo e l’ammainò stretta.

— Il mestiere lo sai come tuo padre, — gli disse il nonno, — e sei Malavoglia anche tu.

La barca si raddrizzò e fece prima un gran salto; poi seguitò a far capriole sulle onde.

— Dà qua il timone; ora ci vuole la mano ferma!