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— Tieni sempre la sbarra a greco, Alessi, — ordinò il nonno, — fra mezz’ora non ci si vedrà più peggio di essere in un forno.
— Con questa brutta sera e’ sarebbe meglio trovarsi all’osteria della Santuzza.
— O coricato nel tuo letto a dormire, non è vero? — rispose il nonno; — allora dovevi fare il segretario, come don Silvestro.
Il povero vecchio aveva abbaiato tutto il giorno pei suoi dolori. — È il tempo che muta! — diceva lui, — lo sento nelle ossa io.
Tutt’a un tratto si era fatto oscuro che non ci si vedeva più neanche a bestemmiare. Soltanto le onde, quando passavano vicino alla Provvidenza, luccicavano come avessero gli occhi e volessero mangiarsela; e nessuno osava dire più una parola, in mezzo al mare che muggiva fin dove c’era acqua.
— Ho in testa, — disse a un tratto ’Ntoni, — che stasera dovremmo dare al diavolo la pesca che abbiamo fatta.
— Taci! — gli disse il nonno, e la sua voce in quel buio li fece diventare tutti piccini piccini sul banco dov’erano.
Si udiva il vento sibilare nella vela della Provvidenza e la fune che suonava come una corda di chitarra. All’improvviso il vento si mise a fischiare al pari della macchina della ferrovia, quando esce dal buco del monte, sopra Trezza, e arrivò un’ondata che non si era vista da dove fosse venuta, la quale fece scricchiolare la Provvidenza come un sacco di noci, e la buttò in aria.