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ci sarebbe voluto l’argano. Il nonno ansimando cogli ohi! ooohi! intercalava — Qui ci vorrebbe ’Ntoni — oppure — Vi pare che io abbia il polso di quel ragazzo? — La madre, mentre ribatteva il pettine sul telaio — uno! due! tre! — pensava a quel bum bum della macchina che le aveva portato via il figliuolo, e le era rimasto sul cuore, in quel gran sbalordimento, e le picchiava ancora dentro il petto, — uno! due! tre!

Il nonno poi aveva certi singolari argomenti per confortarsi, e per confortare gli altri: — Del resto volete che vel dica? Un po’ di soldato gli farà bene a quel ragazzo; chè il suo paio di braccia gli piaceva meglio di portarsele a spasso la domenica, anzichè servirsene a buscarsi il pane.

Oppure: — Quando avrà provato il pane salato che si mangia altrove, non si lagnerà più della minestra di casa sua.

Finalmente arrivò da Napoli la prima lettera di ’Ntoni, che mise in rivoluzione tutto il vicinato. Diceva che le donne, in quelle parti là, scopavano le strade colle gonnelle di seta, e che sul molo c’era il teatro di Pulcinella, e si vendevano delle pizze, a due centesimi, di quelle che mangiano i signori, e senza soldi non ci si poteva stare, e non era come a Trezza, dove se non si andava all’osteria della Santuzza non si sapeva come spendere un baiocco. — Mandiamogli dei soldi per comperarsi le pizze, al goloso! brontolava padron ’Ntoni; già lui non ci ha colpa, è fatto così; è fatto come i merluzzi, che abboccherebbero un chiodo arrugginito. Se