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— Bella cosa, — rispondeva ’Ntoni. — Ora che i miei parenti sono in mezzo alla strada mi dite di piantarli anch’io! Come se la caverà il nonno a far andare la Provvidenza e a dar da mangiare a tanti, se lo lascio solo?

— Allora sbrigatevela tra voi altri! — esclamava la Zuppidda voltandogli le spalle per andare a frugare nei cassetti, o in cucina, buttando in aria ogni cosa per darsi da fare, onde non guardarlo in faccia. — Mia figlia io non l’ho rubata! Si potrebbe chiudere gli occhi se non avete nulla, perchè siete giovane, e ci avete sempre la salute da lavorare, e siete del mestiere, tanto più che adesso i mariti sono scarsi, con questa leva del diavolo che ci scopa via tutti i giovanotti del paese; ma se devono darvi la dote per papparvela con tutti i vostri, è un’altra cosa! Marito voglio dargliene uno solo alla mia figliuola, e non cinque o sei, e metterle sulle spalle due famiglie.

Barbara nell’altra stanza fingeva di non udire, e seguitava a far girare l’arcolaio lesto lesto. Ma appena ’Ntoni si affacciava sull’uscio chinava gli occhi sui cannelli, e allungava il muso anche lei. Talchè il poveraccio si faceva giallo e verde e di cento colori, e non sapeva che fare, perchè Barbara lo teneva invischiato come un passerotto, con quegli occhioni neri, e gli diceva poi: — Vuol dire che a me non mi volete bene come ai vostri! — e si metteva a piangere nel grembiule quando non c’era la mamma.

— Sacramento! — esclamava ’Ntoni, — vorrei tornare a fare il soldato! — E si strappava i capelli e si dava dei pugni nella testa, ma non sapeva risol-