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— Quando Mena si sarà maritata, — rispondeva ’Ntoni, — il nonno ci darà la camera di sopra.

— Io non ci sono avvezza a star nella camera di sopra, come i colombi! — tagliava corto la Barbara; tanto che suo padre, ch’era suo padre! diceva a ’Ntoni, guardandosi attorno, mentre se ne andavano per la straduccia: — Verrà tutta sua madre, la Barbara; pensa a non farti mettere il basto da principio, se no ti succede come a me.

Però comare Venera aveva dichiarato: — Prima che mia figlia vada a dormire nella stanza dei colombi bisogna sapere a chi resta la casa, e voglio stare a vedere dove finisce questo affare dei lupini.

Andava a finire che Piedipapera stavolta voleva essere pagato, santo diavolone! San Giovanni era arrivato, e i Malavoglia tornavano a parlare di dare degli acconti, perchè non avevano tutti i denari, e speravano di raggranellare la somma alla raccolta delle ulive. Lui se l’era levati di bocca quei soldi, e non aveva pane da mangiare, com’è vero Dio! non poteva campare di vento sino alla raccolta delle ulive.

— A me mi dispiace, padron ’Ntoni; — gli aveva detto: — ma che volete? Bisogna che pensi ai miei interessi. San Giuseppe prima fece la sua barba e poi quella di tutti gli altri.

— Presto compie l’anno! — aggiungeva lo zio Crocifisso, quand’era solo a brontolare con compare Tino, — e non si è visto un grano d’interessi — quelle duecento lire basteranno appena per le spese. Vedrete che al tempo delle ulive vi diranno di aspettarli sino a Natale, e poi sino a Pasqua. Così vanno in rovina