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sera le donnicciuole, quando andavano a prendersi la benedizione, e compare Cirino faceva risuonare le chiavi prima di chiudere, la vedevano sempre lì, a quel posto, accasciata sui ginocchi, e la chiamavano anche lei la madre addolorata.
— Ha ragione, — dicevano nel paese. — Luca sarebbe tornato fra breve, e i suoi trenta soldi al giorno se li sarebbe guadagnati. «A nave rotta ogni vento è contrario».
— Avete visto padron ’Ntoni? — aggiungeva Piedipapera; — dopo la disgrazia di suo nipote sembra un gufo tale e quale. — Adesso la casa del nespolo fa acqua davvero da tutte le parti, come una scarpa rotta, e ogni galantuomo bisogna che pensi ai suoi interessi.
La Zuppidda era sempre con tanto di muso, e borbottava che ora tutta la famiglia rimaneva sulle braccia di ’Ntoni! Questa volta una ragazza ci penserà prima di pigliarselo per marito.
— Cosa ci hai con quel povero giovane? — domandava mastro Bastiano.
— Voi tacete, chè non sapete nulla; — gli gridava la moglie. — I pasticci non mi piacciono! Andate a lavorare che non sono affari vostri: — e lo mandava fuori dell’uscio colle braccia penzoloni e quella malabestia di dieci rotoli in mano.
Barbara, seduta sul parapetto del terrazzo, a strappare le foglioline secche dei garofani, colla bocca stretta anche lei, faceva cascare nel discorso che «maritati e muli vogliono star soli» e che «fra suocera e nuora ci si sta in malora».