Pagina:I Malavoglia.djvu/157


— 147 —

— Che vi fareste ammazzare voi quando il re vi dicesse: fatti ammazzare per conto mio?

— Poveracci, non ci hanno colpa! — osservava don Silvestro. — Devono farlo per forza, perchè dietro ogni soldato ci sta un caporale col fucile carico, e non ha a far altro che star a vedere se il soldato vuol scappare, e se il soldato vuol scappare il caporale gli tira addosso peggio di un beccafico.

— Ah! così va bene! — Ma è una bricconata bell’e buona!

Tutta la sera si rise e si bevette nel cortile dei Malavoglia, con un bel chiaro di luna; e sul tardi poi, quando tutti erano stanchi, e ruminavano lentamente le fave abbrustolite, e alcuni anche cantarellavano sottovoce, colle spalle al muro, vennero a raccontare la storia che avevano portato in paese i due congedati. Padron Fortunato se n’era andato di buon’ora, e aveva condotto via Brasi col vestito nuovo.

— Quei poveri Malavoglia, — diceva incontrando sulla piazza Campana di legno, — Dio gliela mandi buona! Hanno la iettatura addosso!

Lo zio Crocifisso stava zitto e si grattava la testa. Lui non c’entrava più, se n’era lavate le mani. Ora era affare di Piedipapera; ma gli dispiaceva, in coscienza.

Il giorno dopo cominciò a correre la voce che nel mare verso Trieste ci era stato un combattimento tra i bastimenti nostri e quelli dei nemici, che nessuno sapeva nemmeno chi fossero, ed era morta molta gente; chi raccontava la cosa in un modo e chi in un altro, a pezzi e bocconi, masticando le parole. Le