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— Una battaglia.
— Chi l’ha persa?
— Io, voi, tutti insomma, l’Italia; — disse lo speziale.
— Io non ho perso nulla! — rispose Campana di legno stringendosi nelle spalle; — adesso è affare di compare Piedipapera e ci penserà lui; — e guardava la casa del nespolo, dove facevano baldoria.
— Sapete com’è? — conchiuse padron Cipolla, — è come quando il comune di Aci Trezza litigava pel territorio col Comune di Aci Castello. Cosa ve n’entrava in tasca, a voi e a me?
— Ve n’entra! — esclamò lo speziale tutto rosso. — Ve n’entra... che siete tante bestie!...
— Il guaio è per tante povere mamme! — s’arrischiò a dire qualcheduno; lo zio Crocifisso che non era mamma alzò le spalle.
— Ve lo dico io in due parole com’è, — raccontava intanto l’altro soldato. — È come all’osteria, allorchè ci si scalda la testa, e volano i piatti e i bicchieri in mezzo al fumo ed alle grida. — L’avete visto? Tale e quale! Dapprincipio, quando state sull’impagliettatura colla carabina in pugno, in quel gran silenzio, non sentite altro che il rumore della macchina, e vi pare che quel punf! punf! ve lo facciano dentro lo stomaco: null’altro. Poi, alla prima cannonata, e come incomincia il parapiglia, vi vien voglia di ballare anche voi, che non vi terrebbero le catene, come quando suona il violino all’osteria, dopo che avete mangiato e bevuto, e allungate la carabina dappertutto dove vedete un po’ di cristiano, in mezzo al
Verga. I Malavoglia. | 10 |