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scia nè vossìa, e le carabine le fanno parlar tutti allo stesso modo. Bravi giovanotti tutti! e con del fegato sotto la camicia. Sentite, quando si è visto quello che hanno veduto questi occhi, e come ci stavano quei ragazzi a fare il loro dovere, per la madonna! questo cappello qui lo si può portare sull’orecchio!

Il giovanotto aveva gli occhi lustri, ma diceva che non era nulla, ed era perchè aveva bevuto. — Si chiamava il Re d’Italia, un bastimento come non ce n’erano altri, colla corazza, vuol dire come chi dicesse voi altre donne che avete il busto, e questo busto fosse di ferro, che potrebbero spararvi addosso una cannonata senza farvi nulla. È andato a fondo in un momento, e non l’abbiamo visto più, in mezzo al fumo, un fumo come se ci fossero state venti fornaci di mattone, lo sapete?

— A Catania c’era una casa del diavolo! — aggiunse lo speziale. — La gente si affollava attorno a quelli che leggevano i giornali, che pareva una festa.

— I giornali son tutte menzogne stampate! — sentenziò don Giammaria.

— Dicono che è stato un brutto affare; abbiamo perso una gran battaglia, — disse don Silvestro.

Padron Cipolla era accorso anche lui a vedere cos’era quella folla.

— Voi ci credete? — sogghignò egli alfine. — Son chiacchiere per chiappare il soldo del giornale.

— Se lo dicono tutti che abbiamo perso!

— Che cosa? — disse lo zio Crocifisso mettendosi la mano dietro l’orecchio.