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era accaduta quella disgrazia sul vestito stava guardingo.

Piedipapera s’era messo a cavalcioni sul muro, col bicchiere fra le gambe, che sembrava il padrone, per quell’usciere che poteva mandare, e disse: — All’osteria non c’è nemmeno Rocco Spatu, oggi tutta l’allegria è qui, e pare di essere dalla Santuzza.

— Qui è meglio assai! — osservò il figlio della Locca, il quale era venuto in coda alla folla, e l’avevano fatto entrare per dare da bere anche a lui. — Dalla Santuzza se ci andate senza denari non vi danno niente.

Piedipapera dal muro stava guardando un piccolo crocchio di persone che discorrevano fra di loro vicino alla fontana, colla faccia seria come se fosse per cascare il mondo. Alla spezieria c’erano i soliti sfaccendati, che si dicevano le orazioni, col giornale in mano, o si piantavano le mani sulla faccia, chiacchierando, quasi volessero accapigliarsi; e don Giammaria rideva e ci tirava su una presa, che si vedeva di là il piacere che gli faceva.

— O perchè non sono venuti il vicario e don Silvestro? — domandò Piedipapera.

— Gliel’ho detto anche a loro, ma vuol dire che hanno da fare, — rispose padron ’Ntoni.

— Son là, alla spezieria, che sembra ci sia quello dei numeri del lotto. O cosa diavolo è successo?

Una vecchia andava strillando per la piazza, e si strappava i capelli, quasi le avessero portata la malanuova; e davanti alla bottega di Pizzuto c’era folla come quando casca un asino sotto il carico, e tutti