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di Dio! La Mena non avrà nulla da desiderare, ed ora aggiusteremo tutte le altre nostre cosucce e potrete dire «Lasciò detto il povero nonno, il riso con i guai vanno a vicenda».
Quel sabato, verso sera, la Nunziata venne a prendere un pugno di fave per i suoi bambini e disse: — Compare Alfio se ne va domani. Sta levando tutta la sua roba.
Mena si fece bianca e smise di tessere.
Nella casa di compar Alfio c’era il lume, e ogni cosa sottosopra. Egli venne a picchiare all’uscio poco dopo, e aveva la faccia in un certo modo anche lui, e faceva e disfaceva dei nodi alla frusta che teneva in mano.
— Sono venuto a salutarvi tutti, comare Maruzza, padron ’Ntoni, i ragazzi, e anche voi, comare Mena. Il vino di Aci Catena è finito. — Ora la Santuzza ha preso quello di massaro Filippo. — Vado alla Bicocca, dove c’è da fare col mio asino.
Mena non diceva nulla; sua madre sola aprì la bocca per rispondere: — Volete aspettarlo padron ’Ntoni? che avrà piacere di salutarvi.
Compar Alfio allora si mise a sedere in punta alla scranna, colla frusta in mano, e guardava intorno, dalla parte dove non era comare Mena.
— Ora quando tornate? — domandò la Longa.
— Chi lo sa quando tornerò? Io vado dove mi porta il mio asino. Finchè dura il lavoro vi starò; ma vorrei tornar presto qui, se c’è da buscarmi il pane.
— Guardatevi la salute, compare Alfio. Alla Bi-