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che invano la Nunziata colla bambina in collo cercava di trattenerli, parlando basso come se fosse in chiesa. I vecchi in questo tempo si erano messi a discorrer fra di loro, sotto il nespolo, colle comari che facevano cerchio e cantavano le lodi della ragazza, com’era brava massaia, che teneva quella casa meglio di uno specchio. «La figliuola com’è avvezzata, e la stoppa com’è filata».
— Anche la vostra nipote è cresciuta, — osservò padron Fortunato, — e sarebbe tempo di maritarla.
— Se il Signore le manda un buon partito noi non vogliamo altro, — rispose padron ’Ntoni.
— «Matrimonii e vescovadi dal cielo sono destinati» — aggiunse comare la Longa.
— «A buon cavallo non gli manca sella» — conchiuse padron Fortunato; — ad una ragazza come vostra nipote un buon partito non può mancare.
Mena stava seduta accanto al giovanotto, com’è l’uso, ma non alzava gli occhi dal grembiule, e Brasi si lamentava con suo padre, quando se ne andarono, che ella non gli avesse offerto il piatto con i ceci.
— Che ne volevi ancora! — gli diè sulla voce padron Fortunato, quando furono lontani; — se non si sentiva rosicare altri che te, come ci fosse un mulo davanti a un sacco d’orzo! Guarda che ti sei lasciato cascare il vino sui calzoni, Giufà! e mi hai rovinato un vestito nuovo!
Padron ’Ntoni tutto contento si fregava le mani, e diceva alla nuora:
— Non mi par vero d’essere in porto, coll’aiuto